venerdì 19 agosto 2011

Legalizzazione mafiosa... sì, ci mancava

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Fra le tante proposte di tasse alternative che turbinano in queste ore intorno al portafogli terrorizzato degli italiani, vorrei segnalare quella che mi sembra la più creativa. L’ha partorita il cervello democristiano di Paolo Cirino Pomicino, già ministro della Prima Repubblica. Si tratta di una lettera indirizzabile a società di capitali, società di persone, liberi professionisti e titolari di imprese individuali.

Quattro milioni e mezzo di contribuenti, non sempre ascrivibili in blocco alla lista dei più generosi. Il tenore del messaggio sarebbe questo: «Gentile signore, lo Stato in bolletta le propone un patto. Se lei ci anticipa 50.000 euro spalmabili in comode rate, noi per tre anni la esentiamo da ogni genere di accertamento fiscale». Tradotto dal democristiano «vintage» all’italiano corrente e ruttante suona così: «Caro amico possessore di yacht e fuoriserie a sbafo, dammi un pizzo di 50.000 e io per tre anni mi dimenticherò di mandarti la Finanza in ufficio». In sostanza, un ricatto: al possibile evasore viene concesso di evadere senza rischi né rimorsi (ammesso che ne abbia ancora) purché paghi preventivamente allo Stato una licenza di impunità.

La proposta appare cinica e astuta. Quindi perfettamente in linea con la mentalità di parecchi italiani. I quali non avrebbero alcuna difficoltà a capirla e, fatti quattro conti, ad adeguarvisi. Con un bel guadagno per l’Erario: oltre 200 miliardi di gettito potenziale. Non stupisce che l’idea sia venuta a un democristiano. In fondo la Dc era anche questo. Non pretendeva di estirpare i vizi. Si accontentava di farseli pagare.

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

venerdì 12 agosto 2011

Dare l'esempio

«Signori Senatori, Signori Deputati. Prima di enunciare i sacrifici che chiederemo ai nostri datori di lavoro, gli italiani, vorrei rammentarvi un aneddoto di 140 anni fa che ha per protagonista il mio predecessore più illustre, Quintino Sella, anche lui alle prese con il totem del Pareggio Di Bilancio. Recatosi alla Camera per esporre i suoi celebri tagli “fino all’osso”, l’illustre ministro propose come atto preliminare una sforbiciata allo stipendio dei parlamentari. Qualcuno gli fece notare che sarebbe stato un risparmio ben misero, se paragonato all’entità monumentale della manovra. Non ho trovato il testo stenografico della risposta di Sella, ma testimonianze unanimi riferiscono che il senso fu questo: “Lo so bene. E però toglierci qualche soldo dalle tasche ci permetterà di guardare in faccia i contribuenti mentre li toglieremo a loro. Una classe dirigente deve dare l’esempio”. Lo fecero fuori alla prima occasione. Ma dopo un secolo e mezzo lui è ancora Quintino Sella. Mentre noi cosa saremo, anche solo fra sei mesi, se ci ostineremo a rimanere sganciati dalla vita dei cittadini comuni? Sono qui a chiedervi di compiere un gesto. Minimo, purché immediato. Dimezzarci lo stipendio. O almeno raddoppiare i prezzi del ristorante del Senato, dove la spigola con radicchio e mandorle costa 3 euro, e le penne all’arrabbiata 1,60. Altrimenti, Signori, la gente diventerà così arrabbiata che le penne finiranno per spiumarle a noi».

(Brano, misteriosamente scomparso, del discorso pronunciato ieri mattina dal ministro Tremonti davanti alle commissioni parlamentari).

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

I veri risparmiatori

Cliccate per ingrandire...
non crederete ai vostri occhi.

L'albero globalizzato

Sbircio gli ultimi aggiornamenti da Wall Street e intanto mi chiedo quando mai mi era importato qualcosa di Wall Street, dove di mio non ho investito neanche un hot-dog. Ma non ho tempo per rispondermi: abbiamo un problema a Parigi, scricchiolano i titoli di Stato francesi e capisco che è una bruttissima notizia anche per me, che non sono francese e ignoro come sia fatto un titolo di Stato francese. E Francoforte? Tutto bene lassù, fratelli? Cercate di tenere duro almeno voi. Già che ci sono, mando un sms a un amico di Londra per sincerarmi che i coetanei incappucciati di Harry Potter non gli abbiano ancora devastato il tinello e completo il giro del mondo in ottanta ansie con un pensiero per la Norvegia: il fascista paranoico è sempre sepolto in galera, vero? Rientrato mentalmente a casa, mi precipito sulle immagini dei tg dedicate alla riunione di palazzo Chigi: fanno un po’ meno paura. So che quelle decine di persone stipate in una stanza arroventata mi daranno nei prossimi giorni qualche dispiacere, ma sarà comunque un pizzicotto, rispetto a ciò che potrebbe arrivarmi addosso dal resto del pianeta.

Questa estate Fine di Mondo sta trasformando la globalizzazione da un blabla di banchieri in una realtà che percepisco fin dentro le ossa. Per ora solo come un’esperienza negativa, ma la prima esperienza di qualcosa è spesso negativa. Comincio faticosamente a capire che non vivo più su un alberello isolato e protetto dal filo spinato, ma che sono seduto su uno dei tanti rami di un unico albero sconquassato dai venti. Giuro che proverò a ricordarmene anche quando la tempesta sarà passata.

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

domenica 7 agosto 2011

Il dilemma del Narciso

Noi siamo liberali

Preghiamo

Ho implorato un amico della redazione economica di spiegarmi che cosa sta succedendo. «Hai presente Wile Coyote sull’orlo del precipizio, quando si aggrappa a una roccia che fra un attimo si sgretolerà? Ecco, Wile Coyote siamo noi». Non ho avuto il coraggio di chiedergli chi è Beep Beep. Mi sono invece tuffato fra le agenzie di stampa, alla ricerca di qualcuno che mi rassicurasse sulla solidità della roccia. 1. L’ufficio banalità della Casa Bianca: «I mercati salgono e scendono». 2. L’euro-banchiere Trichet, quello col carisma di una gelatina alla frutta: «In Europa non c’è la decrescita, ma la decelerazione della crescita». 3. Il presidente del Consiglio, in conferenza stampa: «Le azioni Mediaset sono solide, se avessi dei risparmi li investirei lì». 4. Il presidente di un ente pubblico (il governo) invita i suoi associati (gli italiani) a comprare azioni di un’azienda privata di sua proprietà (mi scuso per la ripetizione, ma è come con l’ipnosi: la prima volta uno non riesce a crederci). 5. Il ministro della Chiarezza, Sacconi: «Di fronte a una giornata di tempesta dei mercati finanziari e mobiliari, l’Italia nella sua convergente dimensione istituzionale, economica e sociale vuole rispondere all’instabilità globale accompagnando il percorso di disciplina di bilancio già delineato con la maggiore crescita». 6. La vicepresidente della Compagnia di San Paolo, suor Giuliana: «A questo punto non ci resta che pregare».

L’unica ad avere una strategia mi sembra suor Giuliana.

di Massimo Gramellini; LA STAMPA