venerdì 22 ottobre 2010

A destra e a manca

Esistono ancora una destra e una sinistra? Da tempo (ormai tanto) si tratta di una questione annosa e dibattuta, oggetto delle risposte più varie da parte degli studiosi. Per rimanere dalle parti di casa nostra, Norberto Bobbio, come noto, mai avrebbe rinunciato alla distinzione tra i due campi politici, mentre Massimo Cacciari la ritiene una «geografia politica superata».

Quando dai cieli altissimi della teoria politica, passiamo però all'ambito delle prassi e dei comportamenti e a quello delle immagini (altrettanto importante del primo, visto che viviamo nell'età liquida), le barriere cadono, e di brutto.

Così, non sappiamo se la situazione sia eccellente, come avrebbe commentato il presidente Mao, ma, certo, grande è la confusione sotto il cielo. Basti guardare una foto che, in queste ore, ha fatto il giro del mondo, ed è stata pubblicata da vari quotidiani internazionali di prima fila, quella dell’italiana Licia Ronzulli che, nell’aula dell’Europarlamento, vota con marsupio e bambino al braccio. Un’immagine potente, di quelle che rimangono impresse nella memoria, e che, a voler richiamare dei precedenti pittorici illustri, ci rimanda quasi al Quarto Stato, il celeberrimo dipinto inizio secolo di Pellizza da Volpedo che illustrava la grande e irresistibile marcia del proletariato. E, infatti, la fotografia dell'on. Ronzulli, al lavoro con il figlioletto, mentre si vota una civilissima misura di sostegno alla maternità e alla paternità, si iscrive perfettamente nel solco iconografico delle conquiste femministe, e ci mostra la protagonista nelle potenziali vesti di una politica scandinava (dove situazioni come queste sono consuete).

Però... Sì, perché, c'è un però. Licia Ronzulli, a essere precisi, nulla c'entra con le sinistre di qualunque latitudine. È, invece, una deputata europea del Pdl e, come specificherebbero i giornalisti politici di lungo corso, una «berlusconiana» dell'inner circle, di quelle di più stretta consonanza col premier. Siamo allora di fronte a una specie di vero e proprio cortocircuito cognitivo (del resto, il mondo postmoderno è luogo, quanto altri mai, di paradossi di ogni genere). E, al tempo stesso, ci troviamo anche davanti al fatto che, nella civiltà delle immagini e dei consumi, tramontate le ideologie, e diventate molto più leggere le identità politiche (anche se non sempre e non in tutti i casi), i travasi di simboli e comportamenti (come pure di idee) da destra a sinistra, e ritorno, sono diventati molto più «naturali» e all'ordine del giorno. Tony Blair era un alfiere delle politiche di sicurezza «legge e ordine», David Cameron ha fatto dell’ecologia una delle sue bandiere (e anche Angela Merkel si proclama ambientalista). Clinton si era scoperto neocomunitarista, e non lesinava certo l'uso delle armi per ribadire il primato degli Stati Uniti, mentre Sarkozy ha insediato una commissione «per liberare l'economia dalla dipendenza dal Pil», affidandola a personaggi come Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi. Che Guevara (oltre a essere un volto buono per vendere qualunque tipo di merce) rimane un’icona giovanile di sinistra, ma funziona molto anche per le inquietudini di certa destra, più o meno radicale. E, a proposito di destra in cerca di nuove strade, FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini, ci sta abituando a passaggi e riappropriazioni di ogni genere (anche i più spericolati), Gramsci compreso. Per non dire del ministro Tremonti colbertista e «anti-global» o della rivoluzione liberale divenuta uno dei cavalli di battaglia di Massimo D’Alema. Ecco, dunque, che la foto di Licia Ronzulli rappresenta un’altra espressione del nostro, maggioritario, spirito dei tempi, il cui eroe è, non per caso, Barack Obama, fotogenico come una rockstar, e decisamente «oltre la destra e la sinistra».

Contaminazione, contaminazione, tutti la cercan, e in molti la trovano...

di Massimiliano Panarari; LA STAMPA

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