Contrariamente alle previsioni più cupe, «Porta a porta» non è riuscita a
trasformare Monti in un guitto e neanche in un plastico. È stato Monti a
trasformare Vespa in colui che era prima delle infatuazioni barbariche: un
giornalista democristiano. Davanti all’esordiente seduto sulla poltrona dei
famosi, l’intervistatore non era in piedi né in ginocchio, ma mollemente arcuato
come ai tempi di Andreotti e Forlani. Solo che stavolta davanti a lui non c’era
un democristiano italiano, ma uno tedesco. Quindi cattivissimo e capace di punte
di autentica crudeltà. Appena Vespa lo ha ringraziato per aver scelto la sua
trasmissione, ha risposto: «Io non sono qui per far piacere a lei». E quando il
frequentatore di caste romane ha alluso a se stesso con l’espressione «noi
uomini della strada» (l’unica battuta della serata) e chiesto delucidazioni
sulle aliquote più alte, Monti lo ha subito restituito alla sua condizione di
privilegiato: «Vedo che lei è abituato a ragionare di queste
cifre».
Onore alla perfidia di Monti, ma anche ai riflessi di Vespa: mentre i comici sono rimasti fermi a Berlusconi, lui è già tornato a Tribuna Politica. Simbolo di un Paese immobile che quando decide di cambiare va indietro.
Onore alla perfidia di Monti, ma anche ai riflessi di Vespa: mentre i comici sono rimasti fermi a Berlusconi, lui è già tornato a Tribuna Politica. Simbolo di un Paese immobile che quando decide di cambiare va indietro.
di Massimo Gramellini; LA STAMPA
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