venerdì 15 gennaio 2010

INVICTUS (II)

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio quali che siano gli dei
per la mia indomabile anima.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
e ancora la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto colma di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino.
Io sono il capitano della mia anima.

William Ernest Henley

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