Io amo odiarmi!!!
martedì 30 marzo 2010
lunedì 29 marzo 2010
domenica 28 marzo 2010
Bipartisan
E' tornata l'ora legale: le due Camere intendono ripristinare quanto prima quella solare.
ANSA
Salvini: “Parlerò solo dei problemi del paese”. Egocentrico.
Quagliariello: “Santoro non è nei pensieri di Berlusconi”. Non ha le tette.
da Spinoza.it
Il qualunquista
Signori, biglietto prego!
In riga per quattro
col resto di due.
Oggi cerchiamo un qualunquista,
beffardo, tristo e populista,
non troppo basso, né esuberante,
meglio assai se claudicante.
Porta che porta, qualunque cosa porta,
purché passi per quella porta!
La grassezza non importa.
Avanti il primo,
avanti il secondo,
avanti il prossimo,
avanti il prossimo ancora,
avanti l'ancora del prossimo ancora.
Ma non è possibile signori!
Non troviamo un qualunquista,
cinico, scettico, sprezzante,
freddo, impassibile, dequalificante,
che non sia solo di destra,
che non sia solo di sinistra,
che non sia tutto di centro.
Ma ecco che da lontano
s'avanza, piano piano,
un soggetto assai curioso,
con fare goffo e sospettoso
e col capello tinto,
alla politichese spinto,
dai corsi di partito sostenuto
e a suon di slogan imbevuto,
gravido di bubbole e bufale campane.
Partorirà lui
l'ET terrestre del domani,
fatto di gnomi e grossi assiomi,
dell'attivista serio ed impegnato
nel futile servizio
del morì ammazzato.
"Vot'Antonio, vot'Antonio",
lista qualunquista di zio Petronio!
di Salvatore Linguanti
In riga per quattro
col resto di due.
Oggi cerchiamo un qualunquista,
beffardo, tristo e populista,
non troppo basso, né esuberante,
meglio assai se claudicante.
Porta che porta, qualunque cosa porta,
purché passi per quella porta!
La grassezza non importa.
Avanti il primo,
avanti il secondo,
avanti il prossimo,
avanti il prossimo ancora,
avanti l'ancora del prossimo ancora.
Ma non è possibile signori!
Non troviamo un qualunquista,
cinico, scettico, sprezzante,
freddo, impassibile, dequalificante,
che non sia solo di destra,
che non sia solo di sinistra,
che non sia tutto di centro.
Ma ecco che da lontano
s'avanza, piano piano,
un soggetto assai curioso,
con fare goffo e sospettoso
e col capello tinto,
alla politichese spinto,
dai corsi di partito sostenuto
e a suon di slogan imbevuto,
gravido di bubbole e bufale campane.
Partorirà lui
l'ET terrestre del domani,
fatto di gnomi e grossi assiomi,
dell'attivista serio ed impegnato
nel futile servizio
del morì ammazzato.
"Vot'Antonio, vot'Antonio",
lista qualunquista di zio Petronio!
di Salvatore Linguanti
Alzati e parla
Nel caso dei preti pedofili bisognerà evitare almeno che tutto si riduca alla solita diatriba fra clericali e laici. O che ci si metta addirittura a contare i numeri: quanti i pedofili tra i preti, quanti tra i non preti. Sono cose che abbiamo già visto quando si discuteva su quanti eretici e quante streghe fossero stati mandati a morte dai tribunali della Chiesa cattolica e quanti da altre chiese e da altri poteri. E intanto passava in secondo piano la sofferenza delle vittimee la tenebra dell' intolleranza e si cancellava la responsabilità storica, giuridica, culturale degli assassini. L' apologetica e la controversia uccidono la verità. E qui la questione della verità è fondamentale: e deve stare a cuore agli uomini di governo della Chiesa più che a chiunque altro se sono capaci di prendere sul serio il loro stesso ufficio e di capire quale sia la tremenda responsabilità che si sono assunti. Per candidarsi al governo delle coscienze bisogna dimostrare di saper rispettare la verità. L' occultamento del vero, avvenga per trascuratezza burocratica o per malinteso spirito di corpo, uccide la fiducia. Tanto più quando si tratta di una verità orrenda che dovrebbe far tremare chi la viene e a conoscere e dovrebbe accendere di furore, di pena, di fame di giustizia chi ha il compito di governare e di giudicare. Non per niente a tanti è venuto spontaneo citare la terribile parola del Gesù dei vangeli: bisogna che gli scandali avvengano ma guai a coloro che sono causa degli scandali. La macina al collo e il suicidio come la sola pena adeguata per chi scandalizza questi piccoli: questa la violenza estrema della parola evangelica. Gli echi di questa pagina hanno risuonato nei secoli: le abbiamo ritrovate in un grande capolavoro di Dostoevskij che tutti hanno letto o dovrebbero leggere. E si ricorderà che Gesù di Nazareth non scendeva nei dettagli. Chissà cosa avrebbe detto delle attenuanti che sono state evocate in questi giorni: l' età del colpevole, il suo stato di salute, il silenzio delle vittime, di quelle creature piccole. Piccole e mute: non solo perché prive dell' uso della parola. Mute, perché per uscire dal buio e dal silenzio senza parole di quella lurida aggressione, al bambino e alla bambina che l' hanno subìta può non bastare una vita intera. Una vita compromessa, avvilita, oscurata per sempre da chi gode della fiducia dei fedeli in grazia del suo abito e della parola evangelica - quella frase, «lasciate che i pargoli vengano a me», si provi a immaginarla sulle labbra del prete pedofilo. Per questo ci è parso singolarmente infelice il grido «Basta scandali!»che è risuonato in Piazza San Pietro e che ha unito per un attimo il capo della Chiesa cattolica al responsabile della protezione civile italiana. C' è chi davanti al brontolio di tuono della tempesta che ruggiva nel mondo intero e che bussava ormai alle porte dell' ovattato mondo della comunicazione italiana, sempre timoroso e pronto a inginocchiarsi davanti ai poteri consacrati e agli abiti talari ha evocato l' idea di una congiura anticristiana. Ma simili bassi servigi hanno il torto di nascondere agli occhi degli italiani la gravità del problema. Non solo per la Chiesa: anche per il nostro paese che non può permettersi di subire tutta insieme la vergogna dell' ondata di discredito internazionale che si abbatte oggi sui due volti che lo rappresentano nel mondo: e passi pure che l' opinione pubblica rida di noi per le grottesche performaces di un leader politico che dichiara guerra al cancro. Ma se la tempesta si abbatte sul papa di Roma e sulle autorità cattoliche, allora sì che le fondamenta storiche del Paese sono scosse. E dunque guardiamo in faccia la verità: che è quella di una turpitudine storica e non solo episodica, giuridica e non solo morale. Questa vicenda è cominciata secoli fa: la inaugurò papa Paolo IV Carafa quando nel 1559 stabilì che i preti e i frati colpevoli di reati di natura sessuale nati nel contesto della confessione sacramentale dovessero essere sottoposti al Sant' Uffizio dell' Inquisizione. Era una misura in apparenza radicale, dura, minacciosa per i colpevoli: in realtà era la via d' uscita per chiudere la conoscenza di episodi scandalosi nello spazio giuridico di un tribunale ecclesiastico segretissimo. La ragione della scelta era ovvia: Lutero aveva bruciato non solo la bolla di scomunica ma anche l' intero corpus del diritto canonico, giudicato da lui una delle muraglie con cui il clero si era alzato al di sopra del popolo cristiano. La Chiesa cattolica ribadì la superiorità sacrale del clero, mantenne il diritto canonico e il privilegio del foro per i chierici e, nel confermare l' obbligo del celibato ecclesiastico, preparò un comodo rifugio per chi lo infrangeva e per chi infangava il sacramento del perdono dei peccati attentando ai minori e alle donne che si affacciavano al confessionale. Da allora e per secoli i processi per i casi di «sollicitatio» sono stati nascosti dal segreto impenetrabile del Sant' Uffizio mentre i colpevoli venivano semplicemente trasferiti di sede per difendere il buon nome del clero: fino a oggi. E il segreto è diventato anche più fitto e ha coperto altre e più gravi turpitudini quando, per opera del cardinal Alfredo Ottaviani prefetto del Sant' Uffizio, fu approvata una istruzione per il «crimen sollicitationis» immediatamente sepolta nel segreto dei palazzi vaticani. Quella istruzione imponeva un segreto assoluto sulle materie relative non solo al reato di «sollicitatio» ma anche a quello che veniva definito il «crimine pessimo»: cioè l' atto sessuale compiuto da un chierico con fanciulli impuberi dei due sessi o con animali. Chissà perché al cardinal Ottaviani venne in mente di includere anche questo nuovo versante del crimine sotto l' antico mantello protettivo. Il Sant' Uffizio scomparve ufficialmente dalla nomenclatura istituzionale vaticana nel 1965 e Ottaviani uscì di scena, mentre il Concilio Vaticano II sembrava aprire scenari nuovi: scenari di fiducia verso il mondo moderno incluso il principio fondamentale fra tutti della trasparenza e della verità come obbligo dei governanti verso i governati. Ma concluso il concilio il vento cambiò. E la nuova Congregazione per la dottrina della fede fece sua l' istruzione del cardinal Ottaviani. Un documento ufficiale della Congregazione governata dal prefetto cardinal Joseph Ratzinger datata 18 maggio 2002 ne riprese la sostanza. Si intitola «De delictis gravioribus». Dunque il cardinal Ratzinger ha coperto con quel segreto specialissimo le vicende che per il suo ufficio doveva conoscere e governare. Oggi non per sua scelta ma per la pressione di un mondo in rivolta gli si pone nella sua nuova veste il problema di decidere quale percorso proporre alla Chiesa cattolica. Ed è un singolare esempio dei corsi e ricorsi storici che tocchi di nuovo a un papa tedesco, il secondo dell' età moderna dopo quell' Adriano VI che dovette fare i conti con la Riforma luterana, affrontare un problema che ha trovato specialmente nella coscienza della Germania un' eco profonda: un problema che ripropone ancora una volta e su di una materia terribile la questione della capacità della Chiesa di interpretare i segni dei tempi. Si tratta di decidere se conservare o abbandonare quello che è stato fin dall' inizio uno strumento per difendere dalla verità e dalla giustizia i membri del clero.
di Adriano Prosperi; la Repubblica
giovedì 25 marzo 2010
Ma dove siamo???
Un istituto di Pordenone ha organizzato le vacanze-studio degli allievi sulla base del loro reddito: la fascia alta a Londra in un buon albergo, la fascia bassa a Monaco in una pensione abitata dai pidocchi. Faremo causa all’agenzia di viaggi, ha detto il preside, come se il problema fossero i pidocchi. Il problema è aver avuto l’idea di separare i ricchi dai poveri, riproducendo persino in una gita scolastica, emblema della comunità conviviale, quelle differenze sociali che all’interno della scuola semplicemente non devono esistere.
Ma cosa ci sta succedendo? In poco più di una generazione siamo passati dall’egualitarismo diseducativo del «sei politico» al calpestamento di ogni sensibilità e del significato stesso di scuola pubblica. Leggevo con gli occhi sbarrati le spiegazioni del sindaco e dell’assessore, entrambe donne ed entrambe giovani, di quel Comune vicentino che l’altro ieri non ha servito il pranzo a nove bimbi dell’asilo nido perché i genitori non pagano la retta. Mica possiamo darla vinta ai furbi, spiegavano le due amministratrici. Giustissimo, e allora denunciateli. Ma senza smettere di garantire ai figli dei furbi l’identico trattamento riservato ai loro compagni. Sono bambini, non divani pignorabili. Mi spaventa il pensiero di come cresceranno i discriminati di Vicenza e di Pordenone. Ma mi spaventa ancora di più come cresceranno i privilegiati: privi dei vincoli minimi di solidarietà umana, per insegnare i quali la scuola pubblica era nata.
di Massimo Gramellini; LA STAMPA
mercoledì 24 marzo 2010
Conflitto d'interessi
Eccomi mentre appicco il fuoco:
che ebbrezza!
Mi allontano, non per timore del fuoco,
ma cercare qualche clandestino da cuocere.
Pazienza, non ne ho trovati:
saranno tutti a rubare.
Sì, come sono intelligente e fotogenico!
Assomiglio tanto a Hitler.
Ora provo a darmela in testa: vuoi vedere
che mi faccio furbo?
Il palloncino della speranza
Sento l’esigenza di una boccata d’aria pura. Perciò, a chi se la fosse persa, vorrei raccontare la piccola storia di assoluta meraviglia che è apparsa nei giorni scorsi su «Specchio dei tempi». Comincia col funerale di Claudio, custode di una scuola materna di Torino, amatissimo da bambini e genitori per la sua disponibilità. Un italiano di quelli che piacciono a noi, che con un gesto o una parola di buon senso riescono a stemperare i problemi e a colmare i vuoti della struttura in cui lavorano. I bambini riempiono fogli di messaggi e disegni per Claudio. Poi, con la serietà di cui solo loro sono capaci, decidono di recapitarglieli. Come? Ma che domanda stupida, scusate. Attaccandoli a un palloncino in grado di volare fino a lui.
Detto fatto: il palloncino carico di corrispondenza viene liberato nel cielo di Torino. Per un paio di settimane non se ne sa più nulla. Quand’ecco che alla scuola materna arriva una lettera. «Sono una nonna di 70 anni e abito a Parma. Anch’io ho dei nipotini che vanno all’asilo. Volevo dirvi che il palloncino del vostro amico Claudio è arrivato. Caduto su un prato verde appena scoperto dalla neve. Io ho ricordato il vostro amico nelle mie preghiere, ma sono certa che da lassù sarà lui a proteggere voi, che siete stati capaci di un gesto così gentile».
La prima volta che l’ho letta mi sono venuti i lacrimoni. E anche adesso, insomma. Sarà l’età che avanza. O forse la consapevolezza che fin quando ci saranno persone come Claudio, come la nonna di Parma e come quei bambini, non proprio tutto è perduto.
di Massimo Gramellini; LA STAMPA
lunedì 22 marzo 2010
Ciao CEI
La Chiesa, intesa come istituzione, non la sopporto. Non sopporto la sua rigidità (oltre ad alcuni suoi valori obsoleti), e soprattutto il suo modo di imporsi. La religione è verità, va bene, ma questa Chiesa vuole dettare legge. Inoltre la Chiesa, che lo voglia o meno, ha troppa influenza politica.
Soluzioni? Non so, forse ci vorrebbe un miracolo, ma Dio mica è scemo.
PS: Si scherza.
Oh cazzo!
"I dubbi te li crea la libertà."
Jim Morrison
Sempre meno gente sembra averne. Viva i dubbi.
Jim Morrison
Sempre meno gente sembra averne. Viva i dubbi.
Generosità
Con questo estemporaneo post rendo omaggio a chi mi ha fornito i suoi scritti, trovati qua e là su quotidiani o altri blog. Colgo inoltre l'occasione per ribadire il mio sconcerto (espressione un po' eufemistica, direi) per quanto succede in questo bizzarro mondo, e per anticipare che continuerò a rubare idee a destra e a manca, con l'intento di dare una svegliata al popolo italiano per rovesciare questo ridicolo regime.
Perdonatemi o ringraziatemi.
BO
Come spunta fuori il sole, a Bologna spuntano fuori le macchine fotografiche. È come se ogni studente fuorisede, o uno su cinque toh, avesse sulla scrivania la sua brava reflex digitale e non aspettasse altro che tirarla fuori in una giornata di sole. Il che se ci pensa è pure normale, con quello che costa una reflex. E così, quindi, tu esci in una giornata di sole e c’è questo piccolo esercito di ragazzi e ragazze con al collo la loro macchina fotografica. Molti vanno al mercato. Il Mercato delle Erbe sta al centro della città, in via Ugo Bassi, un tiro di schioppo da piazza Maggiore. I banchi di frutta e verdura sono un soggetto che deve fornire un bel po’ di possibilità: sfilate quasi infinite di peperoni rossi gialli verdi, pomodori tondeggianti, le geometrie frattali e psichedeliche dei cavoli sputnik (o romani o come si dice), la frutta. E poi, volendo, il riassunto dei popoli della terra che gestiscono i vari banchetti.
Gli italiani sono in diminuzione. Spesso sono quelli con i banchi più curati, la frutta più luccicante ed esposta meglio, ma anche quelli più cari. Ci sono un sacco di indiani. Io dico indiani perché non so mai se siano indiani, pachistani o del Bangladesh. E sbaglio, certo. Però lo dico facendo una piccola pausa prima, come a metterci le virgolette. Degli indiani mi fanno impazzire le etichette dei prezzi. Le avete mai viste? Scrivono le cifre arabe (che poi sono indiane) e le lettere latine con degli svolazzi che si portano dietro dalla loro scrittura. È come se avessero l’accento incorporato anche quando scrivono. Conrad, si dice, parlava un inglese grammaticalmente perfetto, ma con un forte accento polacco. Per loro è lo stesso, ma con la scrittura. Potranno imparare alla perfezione l’ortografia, ma quelle lettere ibride se le porteranno dietro per sempre. Spesso gli indiani hanno delle verdure strani, certi strani cetrioli tutti bitorzoluti, altri con creste da dinosauro. Immagino che ai ragazzi con la macchina fotografica piaceranno un sacco. Altrimenti ci sono gli slavi. Anche qui, usiamo un termine cappello, perché non è che puoi metterti a chiedere di dove è uno. C’è chi lo fa, per carità. Io non sono quel genere di persona. Io ti do i soldi, tu mi dai i miei peperoni, le mie zucchine, i miei pomodori, la mia frutta, e finisce lì. Comunque. Gli slavi in realtà sono più spesso donne, con quella parlata liquida e un po’ scivolosa, i lineamenti marcati e gli occhi chiari. Raramente hanno cose strane come gli indiani, in questo sono integrati alla grande. Ma il mercato è anche formaggi, carne, salumi. Ci sono due formaggiai, di una certa età, che hanno un negozio vicino all’entrata, stipato all’inverosimile di formaggi e odoroso dell’odore contemporaneo di tutta quella varietà di sale, latte e caglio. A pensarci è incredibile come partendo da tre ingredienti si possa, con il variare delle tecniche di stagionatura e di lavorazione, dare vita a così tanti formaggi diversi. Loro due sono strani. A volte mi ricordano Fruttero e Lucentini. Non chiedete perché. È così e basta. Per formaggi e salumi però il mio preferito è un tizio sulla sessantina, che espone fiero alle sue spalle una foto di Johnny Cash che fa il dito medio. È messa in alto e non si vede subito. Ma se sai che c’è non puoi non guardarla. Di fianco c’è un autografo di Meryl Streep, che una volta è andata a comprare il parmigiano da lui. Comprare da lui è una cosa lunga, perché è uno dei banchi più convenienti e con le cose migliori, quindi c’è sempre una coda da almeno dieci minuti. Ma ne vale la pena, non fosse altro per farsi una cultura su prosciutti, formaggini e tutto il resto, visto che è sempre in vena di raccontare ai clienti da dove viene quello che sta vendendo. E poi ascolta Johnny Cash. Dai.
Il macellaio, Pietro, sembra Ocatarinabelasciscix (l’ho scritto senza cercare su Google), il corso di Asterix in Corsica. Sei anni che vado a comprare da lui e ogni volta mi deve dire “ah, con questo ci mangia proprio bene”, qualsiasi cosa compri, come se fosse la prima volta e mi dovesse convincere. Non avessi capito che ha roba buona non ci andrei. Dal macellaio c’è sempre almeno uno o una straniera che compra due chili di ali di pollo. Sempre. Costano poco, c’è un po’ di carne. Di che cosa parliamo quando parliamo di crisi.
E poi c’è la pescheria. Nella pescheria ci sono i pesci che muoiono. Grosse carpe che tirano gli ultimi in due dita d’acqua, riverse su un fianco, l’occhio che guarda fuori verso un mondo alieno. Mi fa sempre un po’ impressione, vedere i pesci che muoiono pian pianino. Deve essere per questo che vado sempre tardi al mercato, per arrivare quando sono già morti. Chissà se i ragazzi con la macchina fotografica fotografano i pesci che muoiono.
da buonipresagi.wordpress.com
da buonipresagi.wordpress.com
domenica 21 marzo 2010
Risvolti
Giorgio Napolitano si sfoga: "Non dormo più la notte, perché non riesco a trovare un modo per farmi ascoltare".
Pronta la replica di Brunetta: "E' un fannullone, si dimetta".
Berlusconi entusiasta: "Sono pronto. Avvertite anche il Papa, così mi fa imperatore".
Bianco o nero
O sei di destra o sei di sinistra, altrimenti non sei nessuno, anzi sei un mostro.
I regimi hanno bisogno di schedare non tanto le idee, ma le persone.
La situazione, tuttavia, è ancora peggiore: si servono delle schedature anche chi si crede avversario del dittatiore.
Questo è il populismo, questa è l'Italia, questo è quanto resta della Politica.
E i mandanti di questo lento omicidio siamo noi.
Sempre il solito (coglione)
Ho aspettato il discorso di Berlusconi sul palco di piazza San Giovanni prima di scrivere queste righe. Pensavo che avesse in serbo qualche idea nuova, qualcuna delle sue promesse elettorali - per altro mai mantenute - che sorprendesse il Paese e spiazzasse l'opposizione. E intanto, mentre si attendeva l'arrivo sul palco del Capo dei Capi, il Capopopolo, il Capopartito, il Capo del governo, ho guardato la piazza, le facce della gente, le loro parole ai microfoni delle televisioni. Le facce erano pulite, serene, allegre. Doveva essere una festa, la festa dell'amore verso tutti, verso gli altri; una festa di popolo con le sue idee, i suoi bisogni, le sue speranze, come ce ne sono in tutte le piazze democratiche di questo mondo. Così era stato detto dagli organizzatori e così sembravano aspettarsi i partecipanti.
Ma poi è arrivato lui e l'atmosfera è cambiata. Le gente allegra è diventata tifoseria, quella che inveisce contro i giocatori avversari e contro gli arbitri ai quali è affidato il rispetto delle regole di gioco. Una piazza, sia pure affollata, non cambia una situazione politica ma fornisce un elemento in più per valutarne i possibili esiti. Se all'inizio c'era attesa, alla fine il tono si è spento dopo un discorso che è stato uno dei più brutti che Berlusconi abbia mai pronunciato. Ripetitivo, retoricamente bolso, con un tentativo di colloquiare con la piazza che ripeteva un logoro copione già visto molte volte con lui e con altri in epoche più remote: "Volete voi che vinca la sinistra?". "Nooo". "Volete voi che vinca il Popolo della libertà?". "Sììì". "Volete voi il governo del fare?". "Sì". "Volete che aumentino le tasse?". "Noo". Ha promesso addirittura che il suo governo avrebbe vinto il cancro. Incredibile, ma è accaduto in quella piazza e da quel palco.
Naturalmente ha attaccato a fondo la sinistra descrivendola come una peste da cui lui e soltanto lui ha salvato il Paese sacrificando la sua privata libertà. Si è vantato di avere ridotto i reati di furto di rapina e di omicidio a livello minimo mai raggiunto. Di aver riportato l'Italia tra le grandi potenze col massimo rilievo che tutti gli altri gli attribuiscono. Di aver bloccato l'immigrazione. Di aver fatto sciogliere i campi nomadi. Ha inneggiato a Bertolaso e ai provvedimenti di emergenza che hanno salvato il Paese. Ha ricordato per l'ennesima volta i rifiuti tolti a Napoli (adesso ci risono) e le case fabbricate a L'Aquila.
A metà spettacolo è arrivato al microfono Umberto Bossi e gli ha rubato per qualche minuto la scena. Non so se l'abbia fatto per distrazione o per sottile perfidia ma con il suo stentato parlottare Bossi gli ha conferito un merito che francamente non conoscevamo: quello di non aver firmato una direttiva europea sulla "famiglia trasversale"; un merito alquanto imbarazzante se attribuito proprio a Berlusconi.Quanto al programma per i prossimi tre anni (infrastrutture, diminuzione delle tasse, ampliamento delle case senza bisogno di nessuna autorizzazione e, appunto, la vittoria sul cancro) c'è stato anche uno scivolone clamoroso. La decisione di firmare davanti a quella piazza un patto con i candidati al governo delle Regioni, nel quale patto il governo da un lato e dall'altro le Regioni che saranno guidate dal centrodestra si impegnano a realizzare un programma comune con appoggio reciproco. E le Regioni guidate dall'opposizione, si domanderà qualcuno? "Con loro è impossibile discutere" ha detto dal palco Berlusconi. Il capo del governo ha cioè pubblicamente annunciato che discriminerà le Regioni che in libere elezioni saranno presiedute dall'opposizione. Se questa è la libertà da lui difesa e promessa, stiamone se possibile alla larga.
Ma oltre alla sinistra l'attacco si è concentrato contro i magistrati mossi da intenti politici. Come distinguere quei magistrati dagli altri? Il metro è ovvio. Quelli che processano lui o i suoi amici sono politicizzati, gli altri fanno il loro mestiere. L'attacco è stato particolarmente violento per i magistrati dei tribunali amministrativi di Roma e di Milano che "hanno volutamente truccato le carte per escludere il nostro partito dalle elezioni". In verità a Milano quegli stessi magistrati dopo un più attento controllo hanno riammesso Formigoni. A Roma le cose sono andate diversamente perché le regole escludevano l'ammissibilità di una lista.
Pochi minuti dopo il discorso è arrivata la notizia che il Consiglio di Stato, con una sentenza ormai definitiva, ha respinto per l'ottava volta il ricorso del Pdl per la riammissione della sua lista nella provincia di Roma. Tutti comunisti anche a Palazzo Spada? "Ma ci sarà una grandissima riforma della giustizia" ha minacciato il premier con aria truce. Una decimazione tra i giudici? Le "toghe rosse" all'Asinara? Infine il presidenzialismo: prima della fine di questa legislatura verrà stabilita anche l'elezione diretta del Capo dello Stato. Non poteva mancare, quello è ormai un pensiero fisso, la sua tarda vecchiaia lui la vuole passare al Quirinale. Un discorso piatto, accusatorio, politicamente scadente, letterariamente pessimo. Deludente anche per i suoi che sono una bella gente un po' frastornata.
I bisogni degli italiani, a qualunque parte politica appartengano, sono diversi da quelli che Berlusconi immagina.
Quando esordì in politica sedici anni fa aveva interpretato lo stato d'animo di una larga parte del Paese. Ricordate la Milano da bere di craxiana memoria? Ebbene, nel '94 non più soltanto Milano, ma tutto il Nord voleva una Padania da bere. Poteri forti, piccole imprese, partite Iva volevano abbattere i recinti, le regole, i lacci e laccioli che impedivano una libera gara. Fu l'epoca del liberismo e chi aveva garretti più robusti agguantava la sua meritata parte di successo e di felicità.
Questa era la domanda che veniva dal fondo del Paese e chi meglio di lui poteva capirla e soddisfarla? C'erano dei nemici da sconfiggere per attuare questo programma e lui li indicò: la casta politica impersonata dai comunisti e dalla sinistra. Il fisco e la burocrazia. E poi un uomo forte e antipolitico al vertice. Un partito-azienda ai suoi ordini. Le istituzioni da usare come una vigna di famiglia. Intanto si disfaceva il vecchio mito della classe operaia, si affermava l'economia globale, cresceva il boom della finanza e la bolla della "new economy".
La sinistra, di tutti questi fenomeni, capì poco o niente. Aveva un'altra visione del Paese che però in quel momento non corrispondeva alle domande, alle voglie, agli umori ed agli interessi della maggioranza. La sinistra pensava ad una crescita equilibrata, alla redistribuzione sociale del reddito per diminuire le disuguaglianze, alla legalità, all'accoglienza dell'onda migratoria. Privilegiava, almeno a parole, il "welfare" rispetto ad un liberismo darwiniano. Strappò ancora qualche vittoria elettorale, ma il trend era già passato di mano.
Il Berlusconi del 2007 è un fenomeno in parte diverso da quello del '94. È sempre un grande Narciso, un grande venditore e un grande bugiardo, ma alla passione per i propri privati interessi si è affiancata la passione per la politica. Che cosa c'è di più appagante della politica per un Narciso a 24 carati? La sua politica non sopporta regole né ostacoli. Vuole che tutto sia suo. Perciò l'obiettivo primario è il presidenzialismo, l'investitura popolare e plebiscitaria per un presidenzialismo che faccia piazza pulita di tutte le autorità di controllo e di garanzia. Che degradi il Parlamento, la Corte costituzionale, la Magistratura, insomma le istituzioni, al ruolo di consiglieri ed esecutori della volontà del Sovrano. Non più lo Stato di diritto ma lo Stato assoluto, il potere assoluto.
Il programma è questo ed è stato infatti questo il tono del suo comizio in piazza San Giovanni. L'obiettivo è la conquista del Quirinale come luogo di potere senza altri impedimenti. La grande riforma ha questo come scopo.
Qualcuno ha acutamente osservato che negli ultimi mesi l'onnipotente capo del governo e della maggioranza non è riuscito ad ottenere nemmeno l'eliminazione delle trasmissioni televisive della Rai a lui scomode. Le telefonate iraconde con l'Agcom e col direttore generale della Rai non sono riuscite ad ottenere il risultato voluto. Ha dovuto utilizzare l'impuntatura d'un radicale membro della commissione di Vigilanza della Rai per poter azzerare tutte le trasmissioni di informazione del nostro servizio pubblico televisivo. Dunque un onnipotente impotente?
Diciamo meglio: un onnipotente alle prese con regole e autorità neutre ancora esistenti e operanti. Per questo la priorità numero uno è per lui il potere assoluto. Disfarsi di quelle regole e di quegli ostacoli. Danneggiando pesantemente la Rai, favorendo pesantemente Mediaset che è cosa sua, come disse a Ciampi nel tempestoso colloquio del 2006 sul rinvio in P arlamento della legge Gasparri. Non vuole più essere un onnipotente impotente e neppure un potente limitato dalle regole e dalla legge. La legge la fa lui e lui soltanto.
Ha ragione il presidente Napolitano ad insistere sulla collaborazione di tutti alle riforme ed hanno ragione tutti gli osservatori che giudicano pessima una campagna elettorale che non si occupa affatto dei problemi concreti delle Regioni. Ma il tema posto dal Capopopolo e Capo del governo è lo stravolgimento della democrazia parlamentare in un regime di assolutismo ed è con questo tema che bisogna confrontarsi. Il comizio di piazza San Giovanni ce lo conferma. L'opposizione può e deve parlare di sanità, precariato, occupazione, sostegno dei redditi, Mezzogiorno. Ma deve far barriera contro la richiesta di potere assoluto e plebiscitato. Questo ci dice la giornata di ieri ed è un tema che non può essere eluso.
Lo Stato, nel senso della pubblica amministrazione, è a pezzi. Siamo in coda a tutte le classifiche internazionali. Una burocrazia elefantiaca, insufficiente, infiltrata dalla politica e spesso succube degli interessi anche illeciti.
Questa inefficienza dura da decenni e la responsabilità non è di Berlusconi ma di tutti i governi a partire dalla fine degli anni Settanta e forse anche da prima. L'amministrazione pubblica non è più stato un tema degno di attenzione mentre avrebbe dovuto essere l'obiettivo numero uno da perseguire.
Berlusconi però fa parte della lunga schiera dei governi responsabili di questa enorme disattenzione, ma quel tema non l'ha neppure sfiorato. Per lui la pubblica amministrazione è un cane morto da sotterrare nel momento stesso in cui il Sovrano assoluto sarà insediato. L'amministrazione dovrebbe rappresentare la continuità dello Stato di fronte all'alternarsi dei governi. Garantire il rispetto degli interessi sociali individuali legittimi ma insieme a quello degli interessi generali. Nulla di tutto ciò è all'ordine del giorno.
Quando parlo di pubblica amministrazione parlo anche, anzi soprattutto, della Giustizia che ne costituisce la parte essenziale; parlo della sanità, della fiscalità, della rappresentanza all'estero, della gestione di Regioni e di Enti locali. E parlo anche di governi. Il potere esecutivo fa parte della pubblica amministrazione anzi ne è il coronamento. Dovrebbe esserlo. In Usa il governo del presidente si chiama infatti Amministrazione. Ma quella è un'altra storia e un altro Paese.
Pubblica amministrazione, Costituzione, legalità: questo dovrebbe essere il programma di un serio partito democratico e riformista. Il presidenzialismo in salsa berlusconiana è l'antitesi del riformismo democratico.
Quanto alla lotta contro la corruzione, essa riguarda soprattutto i partiti. Dovrebbero darsi un codice etico e applicarlo puntualmente; prima che la magistratura si esprima, i partiti dovrebbero sospendere i loro membri indagati, una sospensione sul serio che non consentisse alcuna interferenza sulla politica. Il caso Frisullo da questo punto di vista è fin troppo eloquente. Il caso Frisullo dimostra anche quanto sia fallace e falsa l'accusa contro le "toghe rosse" o politicizzate. Mentre Trani mette sotto inchiesta il premier, la procura di Bari arresta Frisullo. L'Ordine giudiziario è un potere diffuso che viene esercitato dai magistrati secondo i loro ruoli, la loro competenza territoriale e i diversi gradi della giurisdizione, sicché è impossibile lanciare quotidianamente accuse nei loro confronti nelle quali eccelle il presidente del Consiglio. Da parte sua quelle accuse hanno una valenza eversiva che mina alle fondamenta lo Stato di diritto.
I sondaggi d'opinione non possono esser resi pubblici in queste ultime settimane prima del voto, ma chi ascolta e analizza i sentimenti della pubblica opinione si è fatto un'idea del "trend" pre-elettorale e il trend è questo: la quota dei non votanti sembra essersi attestata intorno al 30 per cento. Circa metà di questa astensione ha carattere permanente, l'altra metà ha carattere punitivo nei confronti dello schieramento di origine. Di questo 15 per cento gli esperti ritengono che almeno due terzi provenga da elettori di centrodestra. Astinenza significa sottrarre mezzo voto al proprio schieramento di provenienza.
Queste considerazioni non sono appoggiate da alcun sondaggio recente ma si deducono logicamente. Servirà la manifestazione di ieri in San Giovanni a modificare il trend? Credo di no. Il discorso di Berlusconi, l'abbiamo già detto, è stato di modestissima qualità. L'intento era di spingere il suo elettorato al voto compatto senza smottamenti pericolosi, ma da questo punto di vista l'occasione sembra mancata. Ma può un Paese come il nostro esser guidato da un piazzista che vende prodotti vecchi e spesso avariati? Questo è il mistero che, speriamolo, le elezioni del 28 marzo dovrebbero cominciare a sciogliere.
di Eugenio Scalfari; la Repubblica
venerdì 19 marzo 2010
La palestra del cervello
Con una scelta in palese controtendenza, a Versailles hanno aperto la prima palestra per il cervello. All’ufficio-iscrizioni non prevedono code. L’obiettivo è rafforzare la capacità di concentrazione degli esseri umani. Ho cercato di leggere la notizia fino in fondo, ma a metà della seconda frase è suonato il telefono, sono arrivate due mail, un collega è entrato nella mia stanza e in tv il Fulham ha fatto il quarto gol alla Juve. Restare fermi su qualsiasi oggetto per più di un nanosecondo è ormai diventato un gesto contro natura. Le interruzioni pubblicitarie durante i film erano una coltellata, adesso le aspettiamo come da ragazzi la campanella alla fine delle lezione. A teatro ho visto persone battere nervosamente i piedi dopo appena un quarto d'ora: e non perché lo spettacolo fosse brutto, ma per l’incapacità di seguire il filo del discorso (la nuova unità di misura della nostra mente è lo spot).
Ecco, dopo gli strappi, le pause, le discese ardite e le risalite, sono infine giunto al culmine della notizia: la palestra curerà il cervello attraverso i libri. Che bella scoperta. Solo la lettura muove i muscoli dell’astrazione e i meccanismi arrugginiti della riflessione. Ma per funzionare ha bisogno di non essere interrotta continuamente dagli stimoli superficiali e invadenti della realtà. Vittorio Alfieri si faceva legare a una sedia per scrivere. Noi, di questo passo, per leggere. Il cervello è un amante esclusivo. Si riaccende solo quando spegni tutto il resto.
di Massimo Gramellini; LA STAMPA
giovedì 18 marzo 2010
Ritratto di un martire
Magistrati comunisti,
uso criminoso delle intercettazioni,
trasmissioni inaccettabili,
sconfiggeremo mafia, camorra e 'ndrangheta,
annienteremo il cancro,
lo Stato fa lo Stato,
fango sugli eroi dell'Aquila,
le nostre liste escluse non per nostre responsabilità,
faremo la rivoluzione liberale,
non bisogna votare i poccoli partiti,
no all'invasione degli stranieri,
la Carfagna ha le palle.
uso criminoso delle intercettazioni,
trasmissioni inaccettabili,
sconfiggeremo mafia, camorra e 'ndrangheta,
annienteremo il cancro,
lo Stato fa lo Stato,
fango sugli eroi dell'Aquila,
le nostre liste escluse non per nostre responsabilità,
faremo la rivoluzione liberale,
non bisogna votare i poccoli partiti,
no all'invasione degli stranieri,
la Carfagna ha le palle.
Senza passare agli insulti, e la tentazione è assai forte, ma come si fa a votare uno così? Ma dove vive, questo qua? Ogni giorno che passa la situazione peggiora.
BASTA!!!
mercoledì 17 marzo 2010
Nausea
Con colpevole ritardo affronto uno dei temi più caldi di questi (infimi) giorni: la sospensione delle trasmissioni che usano (e osano) ospitare politici approvata dai vertici della RAI.
Io, seriamente, non so più cosa dire su questo paese (?) contraddittorio. Le trasmissioni colpite, che io sappia, sono "Annozero", "Ballarò" e "Porta a Porta". Questa decisione ha suscitato l'ira dei telespettatori, dei diretti interessati, di chi, poverino, vorrebbe poter vedere questi programmi d'informazione (?), di chi, ingenuo, vorrebbe difendere quel che resta dei nostri diritti (e doveri) di cittadini, e di chi, illuso, vorrebbe capire qualcosa in più. Tuttavia, come sempre, la vittima è Silvio, che sta studiando un decretino per far tornare il povero Bruno in onda.
Mettendo da parte l'ironia, la rabbia, l'indignazione e, lo ammetto, la frustrazione, non posso fare altro che sottoscrivere le parole di Corrado Augias, che ha avuto la lucidità e la capacità di protestare con le giuste parole contro questo sistema corrotto che segue le regole imposte dal regime che ci governa, incredibilmente legittimato dal popolo italiano, che, diciamolo, non capisce una benemerita mazza.
AIUTO!!!
E lasciatemi divertire
Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!
Ma se d'un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.
Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire...
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?
Huisc...Huiusc...
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.
Certo è un azzardo un po' forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine io ho pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
di Aldo Palazzeschi
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!
Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.
Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!
Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.
Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!
Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie.
Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!
Ma se d'un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?
bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.
Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire...
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.
Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!
Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?
Huisc...Huiusc...
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.
Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.
Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.
Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.
Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.
Certo è un azzardo un po' forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Infine io ho pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!
di Aldo Palazzeschi
THEY talk too much
Bruno Vespa ha definito “grave” l'azzeramento dei programmi di informazione.
Come se la cosa lo riguardasse.
da Spinoza.it
Presto!!!
Il primo anno dell'era glaciale non porta fortuna al governo. Un povero governo che impiega quasi tutto il tempo per salvare se stesso e i suoi protetti. Che deve escogitare decreti, lodi, stratagemmi e rattoppi per coprire le illegalità. Che deve inventare una legge alla settimana per difendere un premieruccio tremebondo che non ha il coraggio di affrontare i processi. Un governo che deve evitare la galera a decine di indagati, insabbiare bustarelle e bordelli, resuscitare liste elettorali irregolari, sanare evasori che portano i soldi all' estero, condonare falsi in bilancio e incidenti sul lavoro, e infine censurare i giornalisti non graditi. Come trovare il tempo per organizzare cose importanti come il ponte di Messina, la nuova piramide di Arcore e i regali di Natale per Putin? Sono allo studio misure definitive per porre fine a questo spreco di energie. Le anticipiamo: Decreto SSS: Silvio Salvo Sempre. Per arrivare a questo superdecreto che metterà in salvo l' ometto tremebondo dalle toghe rosse, Ghedini ha convocato una commissione di esperti internazionali, che vanno al mago Copperfield agli avvocati di Cosa Nostra. Alla fine si è trovata una semplice soluzione. Dopo il legittimo impedimento, ecco il legittimo conflitto. Il conflitto di interessi, alla base di tanti problemi, non sarà più un reato ma un merito. Verrà aggiunto alla Costituzione il seguente articolo uno bis: "L' Italia è una repubblica fondata sul doppio lavoro dell' attuale premier". Ogni qualvolta la magistratura rileverà un conflitto di interessi, non solo dovrà abbozzare, ma dovrà adoperarsi per far prosperare il conflitto. Pertanto entro l' anno Mediaset ingloberà la Rai e Berlusconi eleggerà direttamente i giudici della corte costituzionale, che da quindici diventeranno Capezzone. Creazione dell' Albo dei corrotti. Come esiste la corporazione dei medici e degli avvocati e così via, esisterà un albo professionale per esercitare legalmente la corruzione. Per iscriversi, bisognerà avere già subito almeno un paio di rilevanti condanne, oppure essere presentati da un vecchio socio corruttore. Naturalmente, si può anche corrompere la commissione di ammissione. In questo modo qualsiasi faccendiere e puttaniere, presentando l' apposito tesserino, potrà corrompere senza correre rischi. Ma attenti ai falsi tesserini! C'è in giro gente disonesta che potrebbe contraffarli. Restyling della disoccupazione. La crisi economica è una spina nel fianco del governo e i lavoratori che protestano sono un brutto spettacolo. È inutile cambiare le parole. Chiamare i licenziamenti turn-over, panchina, stand-by, ricambio delle risorse, non serve a nascondere la drammatica situazione. C' è solo un modo per risolvere il problema, cioè creare il reato di disoccupazione, secondo un trucco usato recentemente contro gli extracomunitari. Il disoccupato può cercare lavoro e chiedere di essere assunto, ma quando si presenta dal padrone questi, trovandolo in flagranza di reato, lo fa arrestare. Il disoccupato può scegliere se andare in prigione, emigrare all' estero o fare un lavoro socialmente utile, ad esempio il punching-ball per La Russa. Vedrete che i disoccupati la smetteranno di ostentare la loro condizione. Televisione: verrà istituita la pax (aeterna) condicio. Si è notato che i moderatori sono in fondo persone calme e pacifiche. Sono gli ospiti politici e giornalisti che straparlano, litigano, polemizzano e col loro cattivo esempio portano il moderatore sulla cattiva strada. Con la pax condicio il moderatore sarà solo in uno studio deserto per tutta la durata della trasmissione. Vedremo Vespa appisolato in poltrona, o mentre pulisce la polvere, o mostra il suo ultimo libro. Santoro che legge i giornali, che si pettina, che ride guardando le vignette di Vauro senza mostrarle al pubblico. Si udranno musiche soffuse stile ascensore, e non più sigle drammatiche. Al posto degli ospiti ci saranno dei busti di marmo, degli schermi con pubblicità, dei quadri di tulipani. Nel caso l' audience scendesse troppo, è previsto che ogni quarto d' ora entri in studio una donna nuda o Bondi che legge poesie, ma non viceversa. Essendo ormai impossibile districare i fili che annodano mafie, economia e politica, verrà istituita per decreto legge la Modica quantità mafiosa. Legalizzare tutto è troppo, ma con la modica quantità si può regolare il settore. Un industriale potrà ad esempio riciclare il venti per cento del suo bilancio, un politico potrà avere amici mafiosi ma non più di dieci, un candidato potrà accettare voti della camorra a patto che non siamo più del cinquanta per cento del totale. Invece dei pentiti, avremo dei puntigliosi ragionieri. Riforma elettorale. Le elezioni costano e inveleniscono ogni volta il clima politico. Come stavolta che dalle liste irregolari è nato il casino che sapete. In una democrazia, nessuno dovrebbe gioire se la lista Polverini non potrà essere votata. Ma nel momento in cui l' ometto e i suoi adoratori parlano di "complotto e sopruso" si fermino un attimo a pensare ai lavoratori immigrati senza diritto di voto, e ai cittadini che devono inventarsi ogni giorno faticose strade per far sentire le loro ragioni, senza i privilegi della macchina propagandistica, e dei bombardamenti di spot televisivi. Povero governo e poveri partiti, guai a perdere un solo euro dei miliardi di rimborso sulle spese elettorali! Ma il caso Polverini ha aguzzato gli ingegni, ed è già in preparazione un grande decreto per il futuro, il legittimo rinvio. Funziona così: ogni volta il governo in carica presenta una lista irregolare, poi protesta che non si può votare in queste condizioni, poi minaccia, anzi auspica un clima di attentati, poi si rinviano le elezioni e di rinvio in rinvio non si vota più per una cinquantina di anni. Era così facile pensarci. Infine arriviamo a un punto dolente. Napolitano potrebbe usare il suo ruolo super partese bloccare queste iniziative. Ma Napolitano, ultimamente, non vuole grane. Tutti lo tirano per la giacca e lo innervosiscono e non è bello avere un Presidente della Repubblica stressato. Napolitano quindi manterrà ancora i suoi compiti di rappresentanza, ma per i decreti legge verrà sostituito da un' apposita macchina obliteratrice situata all' ingresso del Quirinale, detta Bancolex. Basterà, in caso di urgenza che i rappresentanti del governo, anche di notte, vadano alla macchina, infilino il decreto legge, ed esso verrà obliterato e firmato senza perdite di tempo. Per rendere la cosa più dignitosa ai lati del Bancolex ci saranno due corazzieri, oppure i due robot di Guerre Stellari.
di Stefano Benni; la Repubblica
lunedì 15 marzo 2010
Viva la mamma
A un anno e mezzo dalla morte del figlio Vito, ucciso dal crollo del soffitto del liceo Darwin di Rivoli, la signora Cinzia ha ingerito un tubetto di pillole nel tentativo di raggiungerlo. E’ stata salvata dalla lavanda gastrica, e dall’altra figlia che l’ha trovata riversa sul letto come se dormisse. Gli stoici dicevano che il dolore è un’inadeguatezza alla situazione ed effettivamente è così. Siamo inadeguati a reggere l’evento più innaturale che esista: la morte di un figlio, che è morire in due rimanendo vivi, e rimanendolo in mezzo ad altre persone che soffriranno con noi solo per un po’ - gli amici, il parentado - oppure per sempre, ma in modo diverso. Mi riferisco ai figli sopravvissuti, che si ritrovano senza un fratello e orfani di genitori che non saranno mai più quelli di prima.
Anche chi è assolutamente convinto che la vita abbia un senso ammutolisce di fronte al dolore di una madre o di un padre. E non può non interrogarsi sulla potenza selvaggia di quel legame di carne che ogni giorno, giustamente, viene messo in discussione dai conflitti generazionali. Tutti, almeno una volta, abbiamo pensato che i nostri genitori non ci amassero. Ma il gesto della signora Cinzia serve a ricordarci che il senso della vita è proprio lì, in quel legame fra chi crea e viene creato. In quell’amore assoluto che dà senza chiedere. Nel libro «Una madre lo sa» di Concita De Gregorio, un’ostetrica racconta che, appena nasce un bambino, le persone in attesa fuori dalla sala-parto le chiedono subito come sta il figlio. Solo una chiede prima come sta la mamma. Sua mamma.
di Massimo Gramellini; LA STAMPA
giovedì 11 marzo 2010
Il partito (nostalgico) dell'amore
L'avvertimento pacato:
La pacca affettuosa:
La presa calorosa:
La cacciata dispiaciuta:
Ignazio, è stato persino troppo educato e cortese.
Carlomagno, l'intruso comunista,
ringrazi il padre eterno:
le è andata bene.
martedì 9 marzo 2010
DISinformazione
"Berlusconi è stato arrestato."
ANSA
"Il premier pernotterà gratuitamente al Rebibbia in pensione completa."
TG1
venerdì 5 marzo 2010
Decreto INTERPRETATIVO
Domanda:
Questa proprio (non) me l'aspettavo, carissimo Silvio. Sei troppo avanti.
Senti, io sono un pendolare... tutte le mattine devo prendere il treno alle sette in punto, e spesso capita qualche imprevisto e rischio di arrivare tardi in ufficio. Anche se mi presento cinque minuti dopo il mio capo s'incazza come una belva: mi fai un decreto interpretativo che magicamente sposti le lancette del suo Rolex indietro di dieci minuti?
Un elettore.
Risposta:
Purtroppo non posso accontentarti per una serie di motivi: tua sorella è un cesso, Ghedini e la sua banda si sta allargando un po' troppo, tu non mi porteresti nessun voto in più, poiché sei già un fedelissimo, e gira voce che tuo padre sia un vecchio comunista.
Silvio Berlusconi.
L'Italia, in un modo o nell'altro, alla fine, funziona proprio così.
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