venerdì 30 settembre 2011

Mistero del lavoro

C'è un motivo, se la Sicilia spende otto volte di più della Lombardia per gli stipendi dei suoi 17 mila dipendenti, c' è un motivo se la Regione Siciliana ha il record italiano di dirigenti, funzionari, assistenti, consiglieri e consulenti: qui c' è tanto, tanto lavoro da fare. Per esempio, a luglio tocca spalare la neve. Sì, proprio a luglio, quando il termometro segna 19 gradi di minima (e 30 di massima), nell' isola del sole c' è la neve. Ma dove, sulla spiaggia di Mondello? Sulla scogliera di Cefalù? Davanti al Duomo di Monreale? Questo, al momento, è un segreto. Però da qualche parte la neve deve esserci, a luglio, in provincia di Palermo, se il signor Salvatore Di Grazia, assegnato al servizio di Protezione Civile, ha chiesto e ottenuto dalla Provincia il pagamento di 42 ore e mezzo di straordinario (più altre tre di straordinario notturno) per «spalamento neve». Voi penserete: magari gli hanno pagato gli arretrati dell' inverno scorso. Macchè. Quelli glieli avevano liquidati subito: 103 ore a gennaio, 92 a febbraio, 70 a marzo. Tutto lavoro straordinario, pagato a parte, che dall' inizio dell' annoa oggi ha rimpolpato la busta paga dell' instancabile Di Grazia di una cifretta pari a sei mesi di stipendio di un precario palermitano: 5165 euro. Poi, a marzo - purtroppo - persino sulle cime delle Madonie l' ultima neve si è sciolta. E gli spalatori hanno smesso di spalare (e di farsi pagare gli straordinari). Tutti, tranne Di Grazia. Il quale, come quel giapponese sull' isoletta che non sapeva della fine della guerra, ha continuato a spalare una neve che vedeva solo lui. E alla fine del mese, si capisce, presentava il conto all' ufficio del personale. Diciassette ore di spalamento ad aprile (minima registrata, 10 gradi). Cinquantatré sotto il sole di maggio. Trentotto, sudando, nelle torride giornate di giugno. Lui spalava, spalava, e la neve non finiva mai. Anzi, più il caldo si faceva insopportabile e più il lavoro aumentava. Quarantaquattro ore di spalamento neve a luglio (30 gradi all' ombra). Per toccare, in pieno agosto, l' apice dello sforzo: duecento ore. Dicono alla Provincia che davanti a questa cifra un dirigente pignolo ha inarcato un sopracciglio. E ha bloccato il pagamento, quando ormai l' instancabile spalatore aveva già totalizzato 415 ore di straordinario. Il poveretto dev' essere rimasto di sasso - lo immaginiamo con la vanga a mezz' aria, davanti ai suoi cumuli di neve settembrina sulle spiagge di Bagheria - perché l' anno scorso nessuno aveva battuto ciglio quando s' era fatto pagare centodiciassette ore di "spalamento neve" straordinario nel solo mese di agosto, più altre ottanta a settembre (quando evidentemente nel Palermitano comincia il disgelo di fine estate). Ma non finirà qui, si capisce. Lo stakanovista dello spalamento estivo farà ricorso al Tar, si incatenerà davanti alla Regione contro l' ingiustizia subita, cercherà un politico disposto a prendere a cuore la sua causa. E lo troverà di sicuro. Perché in Sicilia, lo sanno tutti, il lavoro è sacro.

di Sebastiano Messina; la Repubblica

mercoledì 28 settembre 2011

Chi siamo

Al telefono di casa Fruttero risponde un amico diversamente giovane che ha appena compiuto 85 anni.

Ciao Carlo, come stai? «Non ho chiuso occhio tutta la notte». Digestione difficile? «Angoscia da talk show». Pensavo non li guardassi. «Li comincio tutti. Poi, quando gli ospiti iniziano a scannarsi o a parlare di donnine, cambio canale». Da qui l'angoscia? «No, la noia. Non arrivano mai al nocciolo. Invece l'altra sera, all'Infedele di Lerner, non si scannavano e non parlavano di donnine». E di cosa, allora? «Del nocciolo. Perciò mi sono agitato». Non sapevi che siamo nei guai? «Non fino a questo punto. Sentendo parlare tutte quelle persone serie, ho finalmente colto il succo della crisi: i soldi». Embè? «Sono finiti». Non farti prendere dal panico. «Ma neanche per il naso. Stanno arrivando tempi duri. Spenta la tele, mi è montata la stessa angoscia che avvertivo nel 1946 alla fine della guerra». A spasso fra le macerie. «Con la differenza che allora c'era lo slancio della ricostruzione. E io avevo vent'anni». Dentro li hai ancora, quindi da te vorrei immagini di speranza. «Ne ho vista una nello studio di Lerner. Quel Mario Monti. Un signore serio, pacato, equilibrato. Ne avremmo bisogno, dopo queste donnine e questo chiasso. Mi dà l'idea che sappia dove mettere le mani». E tu? «Io? Bisogna che non muoia. Non posso prendere congedo proprio adesso. Sarebbe una fuga». Se per andartene aspetti un altro boom economico, hai l'immortalità garantita. «Invece ce ne tireremo fuori. Non dimenticarti chi siamo». Chi siamo, Carlo? «L'Italia, no?».

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

lunedì 26 settembre 2011

Guido Nolitta, addio

 Il grande Sergio Bonelli non c'è più,
ma con quanto ci ha lasciato non sarà mai dimenticato.

venerdì 23 settembre 2011

Avanti il prossimo

Oggi tocca a Marco Milanese. La Camera dei deputati decide se debba andare in galera oppure no. Ogni partito ha già espresso il proprio orientamento. Quest’oggi i leader approfondiranno, preciseranno, dettaglieranno. Diranno perché sì e perché no. Qualcuno imporrà ai propri parlamentari un vincolo di ferro. Qualcun altro no. Qualcuno sarà onesto, qualcuno cinico, qualcuno svergognato. Ma i migliori come al solito sono quelli che offriranno libertà di coscienza, senza dire che è la libertà di averla sporca.

di Mattia Feltri; LA STAMPA

giovedì 22 settembre 2011

'Gnazio

Nell’area a ridosso di Montecitorio ieri c’era un ingorgo. No, non era il traffico. Erano le proteste che assediano il Parlamento in un paese in cui a essere molto molto indignados sono anche i poliziotti. Così mentre i colleghi identificavano centinaia di contestatori che si erano dati appuntamento (senza autorizzazione) a Montecitorio grazie ai social network, i sindacati di polizia guidavano la lotta contro i tagli, quelli che lasciano le volanti senza benzina. A beccarsi fischi e insulti anche il ministro Ignazio La Russa, che ormai sa come funzionano le cose: avvicina chi protesta, si becca qualche insulto, finge di non arrabbiarsi, solidarizza con la polizia che subisce i tagli di chissà quale governo, guarda in camera e come il Mefisto di Tex sorride: un’altra giornata di gloria su Youtube l’ha guadagnata anche stavolta.

di Mauro Evangelisti; Il Messaggero

Ricambio generazionale

Conflitto di che?

Quanto vale per le aziende dell’imprenditore Silvio Berlusconi il ruolo di premier di Silvio Berlusconi? Ieri la Borsa ha dato una risposta grezza ed estemporanea, ma comunque significativa: circa 160 milioni di euro. A tanto ammonta, infatti, la perdita cumulata nella giornata dal colosso Mediaset (-5,32% la quotazione) e dell’assai più piccola Mondadori (-3,75%). E’ vero che Piazza Affari ha chiuso in ribasso dell’1,65% e quasi tutte le azioni del listino sono scese. Ma i cali dei due titoli che fanno capo alla Fininvest della famiglia Berlusconi sono assai più sensibili della media del mercato. E soprattutto, le azioni Mediaset e Mondadori sono scese bruscamente proprio sull’annuncio della visita del presidente del Consiglio al Quirinale, mentre il governo sembra sempre più vicino al capolinea.

Il mantra berlusconiano dell’assenza di conflitto d’interessi, spesso e volentieri ripetuto in questi anni anche da chi guida le aziende del premier - uno per tutti il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, che ama anzi sottolineare come la presenza dell’amico Silvio al governo abbia danneggiato l’azienda televisiva - si scontra così con il giudizio, certo non politico, del mercato finanziario. Le aziende di Berlusconi valgono di più perché e finché lui resta a Palazzo Chigi.

E’ paradossale riaccendere il faro sul conflitto d’interessi, mentre Berlusconi sembra assediato da problemi più gravi? Non troppo. Intanto perché ieri, in una delle sue giornate politicamente più difficili, il premier ha convocato nella sua residenza privata proprio Confalonieri. E proprio Confalonieri gli avrebbe consigliato di tener duro e di non cedere ad alcuna richiesta di un passo indietro. Di più: il valore del Berlusconi governante nei confronti delle aziende di famiglia, rischia di pesare per un uomo che si trova a far fronte a una situazione successoria complessa, con un divorzio in corso e cinque figli tra cui dividere un gruppo enorme, ma non infinito. La forza economica dell’imprenditore, che due decenni addietro fu decisiva nello spingere Berlusconi nel suo ruolo politico, rischia così di trasformarsi adesso in una trappola che può ostacolare un passo indietro.

di Francesco Manacorda; LA STAMPA

martedì 20 settembre 2011

Elementare, Watson!

Dell'Italia i valori

Dipietrescamente parlando, si dovrebbe dire: "Chi di spada ferisce di spada perisce". Oppure: "Chi la fa l'aspetti". O ancora: "Il bue che dice cornuto all'asino". L'ex pm che martella sulla "trasparenza", che grida "no ai nepotismi", che urla contro i "familismi", che guida gli indignados irritantissimi nei confronti del Trota e di papà Bossi che lo ha imposto al suo partito adesso è diventato - ma i segnali già c'erano da tempo - il mandante politico di suo figlio Cristiano. Provocando un putiferio di proteste nel suo partito e una sollevazione popolare sul web.

Favoritismi di bassa Lega, s'è sempre detto a proposito del comportamento di Bossi con il Trota. Favoritismi italo-svaloriali, vanno definiti ora i modi patriarcali con i quali Di Pietro ha infilato Cristiano nella lista del suo partito personale per le elezioni in Molise. Lo stesso Cristiano che fu telefonicamente intercettato con Mario Mautone (dirigente dipietresco al dicastero delle infrastrutture quando papàTonino ne era ministro) mentre raccomandava alcuni architetti ed alcune imprese amiche.

Se insomma il Trota è il Trota, Cristiano è la Carpa o il Coregone. E la morale è semplice: la presunta "diversità" etico-politica dell'inventore dell'Italia dei Valori (ma almeno lo scrivano in minuscolo!) annega banalmente nel così fan tutti.

di Mario Ajello; Il Messaggero

I valori dell'Italia

L’alternativa sarebbe dunque Di Pietro che mette suo figlio in lista, come neanche Mastella. L’alternativa sarebbe De Magistris che si inchina davanti al cardinale per baciare la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro. E se il demagogo molisano dice che suo figlio «non è il Trota», comportandosi come quel padre che giustifica i favori concessi al pargolo denigrando quello altrui, il demagogo napoletano discetta sulla «natura identitaria» della festa del santo patrono. Finge di non sapere che l’immagine del sindaco di Napoli che omaggia l’ampolla tesagli dal cardinale ha da secoli un significato ben preciso: la sottomissione dell’autorità civile a quella ecclesiastica. Bel risultato davvero, per uno che si presentava come il sovvertitore delle abitudini sclerotizzate della città.

Non pretendevamo che disertasse la cerimonia del finto miracolo che tutto il mondo ci spernacchia. Sarebbe bastato il silenzio. E un po’ di dignità. Ecco il miracolo che molti elettori si aspettavano da lui e dal partito suo e di Di Pietro. Quell’Italia dei Valori che attraverso le gesta dei suoi volti più noti ci ha appena ricordato quali siano i valori a cui l’Italia non è disposta a rinunciare: familismo e superstizione.

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

martedì 13 settembre 2011

Premio Potemkin

Va istituito il Premio Potemkin, non quello della corazzata ma quello, per dirla alla Paolo Villaggio, della boiata pazzesca. E chi lo vince, oggi, l'ambito trofeo? C'è l'imbarazzo della scelta fra tre pretendenti. Tutti concentrati sulle ultime esternazioni di Madonna. La quale, riprendendo un giudizio dell'Economist e non del Bolscevico o del Manifesto o di un bollettino dei Cobas o di un giornalucolo da centro sociale occupato, sostiene che Berlusconi è incapace e nocivo per l'Italia. Il che, ovviamente, è opinabile e i fan del Cavaliere non condividono di certo questo giudizio. Ebbene, su Madonna modello Economist, ecco le reazioni. Daniela Santanchè, o santadeche, come la chiama Dagospia: "La signora Ciccone è un'italo-americana anti-italiana" (ovvero il massimo del tradimento, e povero Silvio). Il vice-ministro Giovanardi: "Non valgono mai le cose che dice Madonna, perché è una che tifa a favore dei matrimoni gay". Gabriella Carlucci, deputatessa del Pdl: "Madonna deve avere un addetto stampa comunista. L'avrà imbeccata lui, per questo giudizio, dicendole che così le sue parole finiscono più facilmente sui giornali comunisti" (ovvero la totalità degli organi di stampa nostrani). Insomma a chi dare il Premio Potemkin? Alla dichiarazione numero uno, numero due o numero tre? Noi votiamo la tre, quella sul comunista che manipola la popstar, però ci dispiace per Santanchè e Giovanardi, spesso campionissimi della boiata pazzesca.

di Mario Ajello; Il Messaggero

mercoledì 7 settembre 2011

Troia!!!

http://www.youtube.com/watch?v=P81z_2iNOhk

Il mio premier è Simone Pianigiani, c.t. della nazionale di pallacanestro che, sotto di 21 punti contro Israele, infligge alla sua squadra di talentuosi molluschi una strigliata universale. «Bisogna giocare con un po’ di dignità! Con un po’ di anima! Facciamo a cazzotti, almeno. Ma che czz avete dentro?». Le parolacce di solito mi danno fastidio, ma stavolta mi hanno messo i brividi. E non solo a me: lo sfogo di Pianigiani è uno dei video più cliccati della Rete. Che czz abbiamo dentro? Il problema è tutto lì. Siamo un Paese meraviglioso ed è inutile che vi elenchi i nostri pregi, che sono sempre stati uno in più dei nostri difetti. Siamo sopravvissuti a lanzichenecchi e venditori di tappeti perché a un passo dal baratro abbiamo sempre trovato la mossa del cavallo, lo scatto di dignità. Noi siamo il Gassman debosciato della «Grande Guerra». Quello che davanti all’ufficiale tedesco che ironizza sulla vigliaccheria degli italiani, alza la testa e gli fa: «Allora, visto che parli così, mi te disi propi un bel nient». E pur di non dargliela vinta si fa uccidere, che czz.

Ora, non dico tanto. Però un po’ di anima, di dignità. La classe dirigente ne è priva. Ma noi? Siamo disposti a smetterla di considerarci pedine impotenti di un gioco incomprensibile per riappropriarci del nostro destino? A svegliarci dal torpore lamentoso degli schiavi e a lottare con orgoglio per quello in cui crediamo? Nulla è inarrestabile, neanche il declino. Ci sarà un tempo per ricordarsi di aver avuto paura. Ma non è questo il tempo. Ora bisogna dare tutti qualcosa in più, amare questa comunità e portarla in salvo. Facciamo a cazzotti con la rassegnazione, almeno.

di Massimo Gramellini; LA STAMPA

martedì 6 settembre 2011

Ciao, Darwin

Chiamalo, se vuoi, turismo della pernacchia. La meta da raggiungere, e dove rumoreggiare, sono i «ministeri inesistenti» che la Lega dice di aver aperto nella reggia di Monza, ma dopo averli inaugurati li ha subito dimenticati. Beffando i padani che avevano creduto che la capitale d'Italia, o forse la caput mundi, potesse diventare Monza togliendo il posto a Romaladrona.

Di fatto, l'altro giorno una cinquantina di commercianti padovani, in parte ex elettori leghisti, si sono recati negli uffici deserti di questi fanta-dicasteri, sparando pernacchie al Carroccio che li ha presi per il naso. Ieri, una manifestazione della Cisl s'è diretta verso i fanta-ministeri, e giù altre pernacchie. Nei prossimi giorni, il turismo della pernacchia sarà praticato, a colpi di rumorosi blitz, dai militanti del Pd. Quanti spruzzi sonori nell'aria di Monza.

Gli spernacchianti anti-Lega sono comunque decisi anche a spaziare. Oggi parte il giro ciclistico della Padania, il cui patron è il Trota, e gruppi di contestatori s'apposteranno lungo il percorso dal Piemonte al Veneto, armati di linguacce. Ma anche di cartelli sui quali sono scritte alcune delle barzellette dedicate al Trota che spopolano nel web. Cose così: «Il Trota ha detto che ha provato a vendere accendini ai semafori, ma non ha trovato nessun semaforo che fumasse». Oppure: «Il Trota all'orale di italiano. "Mi dica l'infinito di Leopardi". E Renzo: "Leopardare, signora professoressa"». O ancora: «Il Trota ha detto che il nome di Darwin è Ciao». Ciao ciao, Padania, e continua così.

di Mario Ajello; IL MESSAGGERO

Sacrifici... ma non per me