martedì 20 settembre 2011

Dell'Italia i valori

Dipietrescamente parlando, si dovrebbe dire: "Chi di spada ferisce di spada perisce". Oppure: "Chi la fa l'aspetti". O ancora: "Il bue che dice cornuto all'asino". L'ex pm che martella sulla "trasparenza", che grida "no ai nepotismi", che urla contro i "familismi", che guida gli indignados irritantissimi nei confronti del Trota e di papà Bossi che lo ha imposto al suo partito adesso è diventato - ma i segnali già c'erano da tempo - il mandante politico di suo figlio Cristiano. Provocando un putiferio di proteste nel suo partito e una sollevazione popolare sul web.

Favoritismi di bassa Lega, s'è sempre detto a proposito del comportamento di Bossi con il Trota. Favoritismi italo-svaloriali, vanno definiti ora i modi patriarcali con i quali Di Pietro ha infilato Cristiano nella lista del suo partito personale per le elezioni in Molise. Lo stesso Cristiano che fu telefonicamente intercettato con Mario Mautone (dirigente dipietresco al dicastero delle infrastrutture quando papàTonino ne era ministro) mentre raccomandava alcuni architetti ed alcune imprese amiche.

Se insomma il Trota è il Trota, Cristiano è la Carpa o il Coregone. E la morale è semplice: la presunta "diversità" etico-politica dell'inventore dell'Italia dei Valori (ma almeno lo scrivano in minuscolo!) annega banalmente nel così fan tutti.

di Mario Ajello; Il Messaggero

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