Berlusconi che prende le distanze dalla manovra del suo governo può sembrare un paradosso. Eppure è quel che il premier sta facendo da due giorni pubblicamente, in conferenza stampa o sotto gli occhi di platee qualificate che s’interrogano sulle sue, a volte inspiegabili, dichiarazioni. Immaginarsi il disorientamento di ieri sera, quando all’arrivo a Parigi per il vertice Ocse, il premier, per spiegare la sua impotenza di fronte alla svolta eccessivamente rigorista per i suoi gusti, ha citato addirittura i diari di Mussolini, quando diceva di non sapere cosa fosse il potere.
In realtà la strategia comunicativa di Berlusconi è chiarissima, e costruita sulle prime reazioni dell’opinione pubblica alla manovra misurate dai sondaggi. Il Cavaliere dai primi dati che gli sono stati sottoposti ha capito che la gente, la sua gente, avrebbe voluto da lui anche stavolta un colpo a sorpresa, che il vincolo europeo usato per giustificare una crisi che fino a due settimane prima era stata ridimensionata, quando non negata, non è bastato a giustificare l’improvviso cambio di rotta del governo.
Il primo messaggio in risposta a questi dubbi è venuto dalla conferenza stampa di mercoledì, quando Berlusconi non ha negato le divergenze con Tremonti. Era la classica scena del poliziotto buono e poliziotto cattivo, un classico di certi film, con il Cavaliere naturalmente nella parte del buono e il ministro dell’Economia che si sforzava di nascondere il suo imbarazzo. Ai telespettatori che da giorni aspettavano di sentirlo parlare, e che erano rimasti all’annuncio di Gianni Letta dei sacrifici necessari per evitare il rischio Grecia, Berlusconi è come se avesse risposto: se non ci fossi stato io a tener duro, sarebbe finita anche peggio.
Ma non rischia, così facendo, il presidente del consiglio di delegittimare la manovra agli occhi dell’Europa? E’ possibile, anche se per gli osservatori contano i fatti e le cifre, e la frontiera dell’Unione è presidiata da Tremonti. Berlusconi inoltre, nel medio termine, intende ridisegnare agli occhi dei suoi elettori la sua immagine di padrone assoluto del governo, che può permettersi sempre di cercare di accontentare tutti, anche quando sembra impossibile. Poiché l’emergenza, al momento, è solo tamponata, e nessuno può dire veramente a cosa andranno incontro l’Italia, l’euro e l’Europa nei prossimi mesi, il Cavaliere con qualche espediente (e anche con qualche inevitabile sproposito come quello su Mussolini) vuol far capire che lui continua a mettercela tutta, ma se il vento continua a soffiare contro, occorrerà prepararsi anche a tempi più duri.
di Marcello Sorgi; LA STAMPA
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