lunedì 17 maggio 2010

Non siamo soli

Se noi guardiamo i libri, è anche vero che al Salone loro guardano noi. Chissà che cosa pensano e che cosa si dicono, della fiumana di gente che scorre fra i corridoi, si ferma agli stand, butta l’occhio, sfoglia, lascia o compra. Perché anche gli umani sono protagonisti su questa scena, mica solo i libri. Gli umani e le loro puntuali migrazioni. Al Salone questa specie animale fa un po’ come i monsoni, regolari e costanti nella loro stagionalità.

Ad esempio: il giovedì e oggi, lunedì, son giorni da gruppi scolastici (età variabile dai 3 anni all’università della Terza Età). Zaini in spalla, gelati che colano, schiamazzi da vertigine di mattinata bigiata. Stamane, a partire dalle 11 in Sala Gialla, le scolaresche adottano scrittori o parlano con gli scrittori già adottati (si sa, questa specie è tanto bisognosa d’affetto).

Il venerdì è il giorno degli «addetti ai lavori», per i quali il Salone è un salotto: ci si incrocia, si chiacchiera, si spettegola (molto), si progetta (un po’ meno), se non ci si incrocia ci si aggira in cerca di qualcuno da incrociare. Sabato e domenica: forestieri e famiglie (o famiglie forestiere). Passeggini dai quali ben presto vengono fatti sloggiare i pupi per lasciar spazio agli acquisti. Chissà che cosa ne pensano i libri, di questa varia umanità.

di Elena Loewenthal; LA STAMPA

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