Le lancette dell'orologio scorrono veloci. Sono le otto e dieci e siete già in ritardo. Chissà che cosa diranno i colleghi e soprattutto come la prenderà il capo quando entrando nel vostro ufficio vedrà ancora la scrivania vuota. Magari siete bloccati in mezzo al traffico oppure state cercando di trascinare i bambini all'asilo. Magari, invece, siete solo dei ritardatari cronici. E allora che cosa fare? Trovare una buona scusa da rifilare ai superiori appena arrivati al lavoro. Secondo una ricerca condotta da CareerBuilder, la crisi ha portato i datori di lavoro a maggiori verifiche sugli orari dei dipendenti. Proprio sulla base di un più stretto controllo di produttività e risorse, la puntualità è diventata una priorità. Il 44% dei dirigenti intervistati, infatti, ha dichiarato di essere più attento all'orario di ingresso e di uscita degli impiegati.
Un ritardo ogni tanto è anche concesso, ma chi ne accumula uno dietro l'altro, oltre alla "strigliata" quotidiana, mette a rischio il posto. Il 10% degli imprenditori, infatti, arriverebbe anche a licenziare i lavoratori che "cadono in errore" due o tre volte, mentre il 6% chiuderebbe il rapporto con chi ritarda in quattro o cinque occasioni. Lo studio online ha coinvolto in Italia 150 datori di lavoro di diversi settori. In totale sono state prese in esame le risposte di 625 manager provenienti anche da Francia, Germania, Svezia e Regno Unito.
Non tutti i capi, però, sono super severi. C'è infatti chi ammette una certa flessibilità. Il 60% non si preoccupa degli orari se poi i compiti richiesti vengono svolti secondo i tempi stabiliti. Ma, chi non ha la fortuna di avere un superiore "aperto", tende spesso ad inventarsi delle scuse incredibili. Tra le giustificazioni più bizzarre la rapina nelle banca di fronte a casa, la preoccupazione per l'imminente caduta di una cometa sulla terra , le peripezie del gatto rimasto incastrato nella gattaiola, il posto di blocco della polizia e la difficoltà ad adattarsi al cambiamento climatico. Alcune, però, sono davvero assurde: chi potrebbe mai credere che un cavallo è saltato sul tettuccio di un'automobile? Tra quelle più realistiche spiccano l'incendio in casa, gli impedimenti causati dalla cenere vulcanica e le difficoltà di trovare la dentiera persa chissà dove. Qualcuno, poi, prova a giustificarsi senza dare un vero motivo. Sono in molti quelli che entrano in ufficio pronunciando la magica frase: «Esco di casa sempre alla stessa ora. A volte sono in ritardo, a volte no. Non capisco!».
Ma per non farsi cacciare via bisognare correre ai ripari. «Il ritardo è una variabile in grado di influire sulla percezione della vostra professionalità e affidabilità, non solo agli occhi del vostro datore di lavoro, ma anche a quelli dei vostri collaboratori, che potrebbero decidere di chiedere dei provvedimenti», dice Corrado Tirassa, Country Manager di CareerBuilder Italia. «Organizzarsi la sera prima può contribuire a migliorare la puntualità e a rendere meno frenetica la vita dei pendolari», conclude Tirassa. Pianificare, quindi, è la parola d'ordine. Per non fare tardi bisogna predisporre tutto il necessario la sera prima e limitare le distrazioni come tv e computer. Chi proprio non ce la fa, può sempre considerare il telelavoro.
di Alice Castagneri; LA STAMPA
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