lunedì 17 ottobre 2011

I vincitori

E, il lunedì dopo gli scontri, dicono di «aver vinto», e che«sabato a Roma è andata bene». Chi lo dice? Paradossalmente, sia il ministero degli Interni (Roberto Maroni su tutti i giornali, il suo sottosegretario Alfredo Mantovano a Radio 24) sia i black bloc, o 'neri', o 'anarchisti' che dir si voglia.

Maroni e Mantovano cantano vittoria perché «non c'è stato il morto» e perché «sono state salvaguardate le sedi istituzionali» (cioè hanno lasciato che mettessero a ferro e fuoco il tratto da via Labicana a San Giovanni, ma hanno preservato la zona attorno a Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi e Palazzo Grazioli).

I black bloc invece sono molto soddisfatti di quella che ritengono essere stata una «vittoria militare»: mezzi della polizia dati alle fiamme, piazza San Giovanni ostaggio della loro guerriglia per diverse ore, la polizia che avanzava e retrocedeva molto lentamente mentre loro si muovevano con falangi agili e veloci.

Difficile capire quali ragionevoli basi abbia la soddisfazione degli uni e degli altri, a meno di non certificare uno stato di follia collettiva.

Il ministero degli Interni avrebbe solo da chiedere scusa ai cittadini: fino alla mezzanotte del giorno prima non aveva ancora un piano per affrontare eventuale disordini (lo certificano gli allarmi lanciati durante la notte dai sindacati di polizia), nonostante in città si parlasse già da giorni di possibili incidenti.

I black bloc avevano addirittura lasciato il pomeriggio prima un Ducato pieno di armi, bombe carta e mazze da baseball subito dietro piazza San Giovanni (all'altezza del mercato di via Sannio) e l'hanno agevolmente usato come deposito da cui rifornirsi il giorno dopo. E nessuno, nelle forze dell'ordine, l'ha notato.

La cosa ha dell'incredibile: tutti gli anni, proprio nella stessa zona, tutte le auto parcheggiate vengono spostate il giorno prima del consueto ricevimento dato dall'ambasciatore britannico in occasione del compleanno della Regina. Invece per una manifestazione tanto temuta (il tam tam sulla guerriglia in Rete era partito da giorni) tutti potevano parcheggiare fino a pochi minuti prima dell'arrivo del corteo nell'intera area, da via Emanuele Filiberto fino a oltre le mura. Vale a dire nei luoghi in cui la polizia ha poi fatto convergere i cosiddetti black bloc e dove subito dopo sono iniziati gli scontri, poi proseguiti quasi tre ore. Inevitabile non solo che il Ducato dei 'neri' restasse lì indisturbato, ma anche l'altro effetto di cui Maroni non parla, cioè le diverse auto date alle fiamme.
Anche i cassonetti e i grossi bidoni di ghisa della spazzatura agli angoli della piazza non sono stati spostati, contrariamente a quanto avviene per eventi molto più pacifici come il concerto del Primo Maggio. Sia gli uni sia gli altri sono stati utilizzati dai black bloc per appiccare incendi e come materiale da barricata.

Il Viminale dovrebbe inoltre chiedersi com'è stato possibile che un gruppo (stimato a seconda delle varie testimonianze di chi l'ha visto all'opera tra le 150 e le 400 persone) possa essere stato in grado di appropriarsi di fatto di un'area molto vasta (piazza San Giovanni), spaccando con tutta calma vetrine, appiccando incendi, distruggendo ogni cosa mentre decine di persone (giornalisti, ovviamente, ma anche curiosi e perfino turisti!) li fotografavano e li riprendevano con le videocamere.

Di qui l'esaltazione dei black bloc o 'neri' che siano. Già in piazza erano esaltatissimi delle loro gesta (era tutto un 'dammi un cinque' dopo ogni vetrina distrutta o auto incendiata): e nelle ore successive - tanto su Internet tanto nelle intervisteai giornali - si sono pavoneggiati per la loro presunta vittoria.

'Vittoria' (ammesso che si a tale) dal respiro cortissimo, anche se loro non se ne accorgono fanno finta di non accorgersene: aver tenuto in scacco una piazza ed esser finiti su tutti i giornali del mondo porta inevitabilmente a una secca riduzione degli spazi garantiti di dissenso e di opposizione, tanto che già nelle ore successive si è scatenata una caccia da parte di molti politici al Web, in particolare a Facebook e Twitter. Senza dire, ovviamente, che con la loro 'vittoria' hanno tarpato le ali a ogni futura declinazione, in Italia, di un movimento di protesta mondiale contro quello che a parole loro dicono di voler combattere: il turbocapitalismo finanziario che produce precarietà e povertà.

Questo il doppio successo di Viminale e 'black bloc', sabato a Roma.

l'Espresso

Nessun commento:

Posta un commento